Il Dipartimento di ingegneria dell’informazione dell’Università di Pisa ha studiato una lente che permette di trasformare uno smartphone in un efficiente microscopio.
La lente che trasforma lo smartphone in microscopio
Scoperto un nuovo procedimento che consiste nella sintesi di filtri ottici partendo da un polimero trasparente. Su questo vengono scritte, con una stampante modificata, nanoparticelle di metallo nobile. La scoperta, riportata da ansa, arriva direttamente dai laboratori del Dipartimento di ingegneria dell’informazione dell’Università di Pisa. In questo modo si riesce a realizzare in un minuto un procedimento che invece necessita di giorni. Anche l’impatto sui costi è rilevante, arrivando a costare solo pochi centesimi.
La scoperta arriva del team guidato da Giuseppe Barillaro, docente di elettronica, ed è stata pubblicata sulla rivista Advanced optical materials. Lo studio si basa sull’uso di ioni fluoro durante il processo di sintesi delle nanoparticelle sul supporto polimerico (in questo caso silicone). La scelta del silicone non è casuale, data la sua versatilità e l’esiguo costo. La procedura velocizza la produzione di filtri ottici plasmonici su materiale flessibile di un fattore 100. Inoltre migliora le loro proprietà di filtraggio rispetto alla procedura standard di un fattore 1000. La lente è deformabile e resistente, e può essere attaccata alla camera di uno smartphone per ottenere prestazioni comparabili a quelle di un microscopio da 30mila euro.
Non solo uno smartphone diventa un microscopio, quindi, ma anche un microscopio estremamente costoso. L’importanza della riduzione dei costi è pienamente spiegata dallo stesso Barillaro, che così analizza la scoperta:
“Il polimero siliconico si trova quindi ad avere nuove proprietà se ‘decorato’ con argento, oro, o con una combinazione di entrambi, e può essere usato per la produzione di filtri ottici (ma non solo) non basati sui principi dell’ottica standard, dove le proprietà della lente dipendono dalla sua curvatura e dall’angolo di incidenza della luce, ma sul fenomeno della risonanza plasmonica. Invece, le proprietà dei filtri così ottenuti derivano dalla densità e dalla distribuzione delle nanoparticelle sul polimero”